GROWTH HACKING

cosa vuol dire?

 è tutta questione di mindset

Il growth hacking è una disciplina che si occupa di accelerare la crescita di un’azienda attraverso l’utilizzo di strategie e tecniche innovative. Negli ultimi anni, il growth hacking ha acquisito una grande popolarità, soprattutto tra le startup.

Tuttavia, c’è un grande equivoco che circonda questa disciplina. Molti pensano che il growth hacking sia semplicemente un insieme di tecniche e strumenti che possono essere applicate a qualsiasi azienda, indipendentemente dal suo settore o dalle sue dimensioni.

Questa visione è sbagliata. Il growth hacking non è una formula magica, ma piuttosto un approccio mentale che deve essere adottato da tutta l’azienda.

Il growth hacking è un mindset

Il growth hacking è un approccio che si basa su alcuni principi fondamentali, tra cui:

  • L’attenzione ai dati: il growth hacker deve essere in grado di raccogliere e analizzare i dati per capire come i clienti interagiscono con il prodotto o servizio dell’azienda.
  • L’orientamento al test: il growth hacker deve essere disposto a sperimentare nuove idee e strategie per trovare quelle che funzionano meglio.
  • La focalizzazione sulla crescita: il growth hacker deve avere come obiettivo principale quello di far crescere l’azienda.

Questi principi non possono essere applicati semplicemente seguendo una lista di tecniche e strumenti. Devono essere adottati da tutta l’azienda, a partire dai vertici.

I tool non sono tutto

I tool sono un mezzo, non un fine. Il growth hacking non si basa sull’utilizzo di un particolare strumento o tecnica, ma piuttosto su un approccio mentale che si concentra sulla ricerca di soluzioni innovative per risolvere i problemi

Chi è il professionista 
del growth hacking?

Una definizione di growth hacker sottolinea la versatilità e l’applicabilità del concetto. Un growth hacker è colui che possiede un segreto per il successo, indipendentemente dal fatto che si tratti di far crescere rapidamente un profilo Instagram, attirare l’attenzione durante un discorso, o aumentare le vendite.

Qual è la differenza tra un web marketer e un growth hacker? 
Un articolo su Quora offre interessanti spunti di riflessione su questo confronto. Esso mette a confronto definizioni e termini legati alla professione di growth hacker e alle molteplici variabili, dal growth developer al technical growth specialist, fino ad arrivare a improbabili fusioni tra growth marketer o technical growth marketer.

I 5 PUNTI
Fondamentali del growth hacking

primo.

Il primo aspetto da considerare quando si parla di growth hacking è inevitabilmente il fatto che si tratta di un approccio DATA DRIVEN. Cosa significa “Data Driven”? Significa essere guidati dai dati, e purtroppo  è diventato uno di quei concetti che negli ultimi anni è stato usato in maniera impropria. Abbiamo quasi svuotato questo concetto di significato, e in realtà essere orientati ai dati non è affatto semplice, poiché comporta almeno tre cose: sapere quali dati leggere, il che di per sé non è banale, saper interpretare correttamente questi dati e infine sapere quali decisioni prendere basandosi su tali dati. In realtà, questo non è affatto semplice. Molte aziende affermano di essere orientate ai dati solo perché ogni tanto danno un’occhiata alle analisi, ma in realtà non adottano un approccio di questo tipo e non sono guidate dai dati nelle loro scelte.

secondo.

Il secondo aspetto da considerare riguardo al growth hacking è che vede il marketing e il prodotto come due facce della stessa medaglia, non più come attività separate. In pratica, questo significa che lavoriamo su un prodotto e poi ci preoccupiamo del marketing, senza separare le due attività. A proposito di questo, mi piace citare Michael Brenner, ex capo marketing di SAP, che ha descritto il growth hacking dicendo che è il futuro del marketing, ma è ciò che il marketing avrebbe dovuto essere fin dall’inizio. Questa citazione mi piace molto perché parla del futuro attingendo alle radici e alle origini del marketing che forse nel corso degli anni abbiamo un po’ perso di vista.

terzo.

Il terzo fondamento del growth hacking è senza dubbio l’aspetto della sperimentazione, che forse è la caratteristica principale di questa disciplina e metodologia. Fondamentalmente, il growth hacking significa fare test, tutto qui. Se dovessimo dare una definizione semplice di growth hacking, sarebbe questa; tutto il resto sono solo chiacchiere. Il growth hacking mette in discussione qualsiasi cosa, ammettendo quasi filosoficamente di non sapere nulla e procedendo a testare qualsiasi cosa. Quando dico “qualsiasi cosa”, intendo sia gli aspetti del prodotto sia quelli del marketing, come menzionato nel punto 2, poiché sono strettamente collegati tra loro.

 

quarto.

Il quarto pilastro del growth hacking è il fatto che è basato su cicli iterativi che si ripetono continuamente. Per chi è familiare con metodologie come Agile nello sviluppo o con l’in-startup nel mondo delle start-up, il growth hacking ha le stesse radici perché tutti questi metodi attingono agli stessi principi e sono basati sul concetto di iterazione continua. Legandoci al punto precedente della sperimentazione, il growth hacking non è altro che un loop continuo di sperimentazione. All’interno di questo loop ci sono quattro fasi: l’analisi e la raccolta di dati, l’ideazione e la pianificazione o prioritizzazione per capire cosa sperimentare prima, seguite dall’esecuzione vera e propria. Dopo l’esecuzione si ritorna all’analisi per valutare cosa ha funzionato, cosa no, e cosa abbiamo imparato dagli esperimenti precedenti. Questo ciclo si ripete costantemente.

 

quinto.

l quinto e ultimo punto, quindi il quinto pilastro del growth hacking, è sicuramente il fatto che è un processo centrato sull’utente, che rimette l’utente al centro di tutto. Parlare con gli utenti è fondamentale ed è anche una delle cose più economiche, semplici e immediate che le aziende possono fare. In realtà, non tutti lo fanno, anche se teoricamente dovrebbero. Parlando con gli utenti si imparano molte cose che poi influenzano il prodotto e il modo in cui viene comunicato. Tra i cinque punti, questo è probabilmente il più importante. Anche se non vi interessa il growth hacking, vi prego di tenere a mente questo punto: parlate con i vostri utenti.

caso studio

l team di Youbekey Advertising è stato uno dei pionieri in Italia nello studio e nell’applicazione del metodo growth hacking. 

Per poter implementare questo metodo per conto dei nostri clienti, abbiamo fondato un’azienda dedicata, concentrandoci su uno dei settori più complessi, ovvero quello della moda. 

La nostra iniziativa è stata quella di creare una startup specializzata nella creazione di altre startup, consentendoci così di crescere e acquisire competenze man mano che acquisivamo clienti. Questo approccio ci ha permesso di sviluppare una sorta di “intelligenza artificiale umana”. Successivamente, abbiamo avviato una linea di produzione attraverso l’acquisizione di una fabbrica nel sud Italia, completando così il ciclo che va dalla progettazione di capi nel settore della moda, alla produzione sartoriale fino alla distribuzione. In sintesi, abbiamo creato un’intera filiera produttiva integrata che copre l’intero processo creativo e produttivo nel settore della moda.

cosa abbiamo creato:

piano fattibilita'

FASE 1

Abbiamo scelto il settore piu’ complesso di tutti specialmente in Italia ovvero:
PROGETTAZIONE – PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE MODA

FASE 2

Tre dei nostri hanno studiato in maniera ossessiva tutte le fasi ed i concetti della progettazione
FINO AD ASSUMERE 1 STYLIST – ED UN’ESPERTO DI SARTORIA
per avviare una piccola catena di produzione. Non ci si inventa nulla in nessun settore ma per COMANDARE DEVI SAPER FARE!

FASE 3

abbiamo creato:

– 1 ufficio stile per la progettazione e laprototipia
– acquistato 2 cucitrici lineari, 1 taglia e cuci, fornitura in filiera,
– acquistato Una stampante DTG  una Sublimatica una giostra serigrafica

questo per essere in grado di fornire ad AZIENDE DI PRODUZIONE il prototipo base
A SEGUIRE ABBIAMO ACQUISITO UNA PICCOLA AZIENDA DI PRODUZIONE SARTORIALE NEL SUD ITALIA

FASE 4

STOP! STOP! STOP!

OPERANDO IN QUESTA MANIERA AVREMMO OTTENUTO UNA COMUNISSIMA AZIENDA DI PRODUZIONE SARTORIALE, MA PICCOLA PICCOLA..QUINDI NON IN GRADO DI COMPETERE CON AZIENDE PIU’ GRANDI

QUINDI GRAZIE ALL’ESPERIENZA ACCUMULATA IN YOUBEKEY IN AMBITO COMUNICAZIONE E FATTIBILITA’ ABBIAMO INCENTRATO MAGGIORMENTE IL PROGETTO SULLA CREAZIONE DI UNA SEZIONE CHE AFFIANCA CON PROGETTI DI FATTIBILITA’ OGNI BRAND IN FASE EMBRIONALE.

FASE 5

CREAZIONE DI SOLUZIONI DI FATTIBILITA’ E PROGETTAZIONE

data l’enorme richiesta di realta’ che desiderano entrare nel settore moda ma non hanno un backgroud sufficente
per creare e produrre una collezione in ambiente Branding Fashion abbiamo creato appositamente questa
sezione aziendale dedicata a tutte le STARTUP
adatta anche a Brand in fase di crescita
per passaggio da preconfezionato a Produzione sartoriale

FASE 6

ABBIAMO CREATO UN’AREA PRODUZIONE:

Sezione dedicata alla realizzazione di capi nativi:
– Bozzetto
– Messa In Piano (Scheda tecnica) 
– Cartamodello d’imposition 
– Cartamodelli scala taglie 
– Scelta Tessuti 
– Definizione nobilizazione: 
Lavaggio Tessuto – Ricamo – Stampa 
– Creazione Primo Prototipo
– Produzione Prototipa in Espansione taglie

FASE 7

ABBIAMO CREATO UN’AREA NOBILIZZAZIONE CON VARIE TECNICHE DI PERSONALIZZAZIONE

La tecnica DTG o meglio conosciuta come stampa digitale diretta’ permette di stampare sul tessuto utilizzando una stampante particolare. L’inchiostro viene applicato sui capi utilizzando delle testine ad alta definizione, che permettono la riproduzione di fotografie e disegni a colori.tessuto 

La stampa DTF (Diretta a Trasferimento di Calore) è una tecnica di stampa che utilizza una testina di stampa diretta per trasferire linchiostro direttamente suun substrato.

La stampa sublimatica è un processo di stampa diretto che utilizza inchiostri sublimazione per produrre immagini di alta qualità su una vasta gamma dimateriali.

FASE 8 - 
non prima
non dopo
MA DURATE!!!

ELEMENTO N. 2 DEL GROWTH HACKING:

Il secondo aspetto da considerare riguardo al growth hacking è che vede il marketing e il prodotto come due facce della stessa medaglia, non più come attività separate.! quindi:

Nel contempo a partire dalla FASE 2 abbiamo

steso un piano di fattibilita’ creando un’Analisi del Mercato e della Concorrenza:

Ricerca di mercato per comprendere il contesto in cui opera l’azienda.
Analisi della concorrenza per identificare punti di forza, debolezze, opportunità e minacce.
Definizione del Target di Mercato:

Identificazione del pubblico di riferimento per i prodotti o servizi offerti.
Creazione di profili dettagliati dei clienti ideali (buyer personas).
Obiettivi di Marketing:

Definizione degli obiettivi specifici che si desidera raggiungere con il piano di marketing (es. aumentare le vendite del 20% entro l’anno).
Strategie e Tattiche di Marketing:

Sviluppo di strategie per raggiungere gli obiettivi di marketing.
Identificazione delle tattiche specifiche da utilizzare (pubblicità online, social media marketing, email marketing, etc.).
Budget e Risorse:

Assegnazione dei fondi necessari per implementare il piano di marketing.
Identificazione delle risorse umane, tecnologiche e materiali necessarie.
Pianificazione Temporale:

Definizione di un calendario per l’implementazione delle attività di marketing nel corso dell’anno.
Misurazione dei Risultati:

Definizione di metriche chiave per valutare l’efficacia del piano di marketing.
Implementazione di strumenti per monitorare e misurare i risultati ottenuti.
Monitoraggio e Ottimizzazione:

Monitoraggio costante dei risultati ottenuti rispetto agli obiettivi prefissati.
Apportare modifiche e ottimizzazioni in base ai dati raccolti per migliorare le performance.
Reportistica e Valutazione:

Creazione di report periodici per valutare l’efficacia del piano di marketing.
Valutazione dei risultati ottenuti e identificazione di aree di miglioramento.

cosa abbiamo ottenuto?
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